La Storia dell’AC

Forse non tutti sanno che… l’AC è nata proprio dai giovani!
Iniziamo con un balzo indietro nel tempo.

Siamo nel 1867. L’Italia è appena stata “fatta” nella lunga e gloriosa stagione del Risorgimento. Il clima è ancora effervescente, e questo si riflette anche nell’ambiente cattolico.
Nel 1868 nasce la Società della Gioventù Cattolica per opera di due giovani: Mario Fani di Viterbo e Giovanni Acquaderni.
l cattolici formano gruppi, circoli, associazioni e cercano occasioni di incontro. Sono però esperimenti locali, fino a quando Mario Fani, del circolo Santa Rosa Viterbo, e Giovanni Acquademi, animatore di un circolo giovanile di Bologna, lanciano il 20 giugno 1867 un appello ai giovani italiani perché aderiscano alla Società che hanno fondato: si chiama la “Società della Gioventù Cattolica” e il suo scopo è di unire i giovani cattolici di tutt’Italia

L’insegna del circolo costituito a Viterbo da Mario Fani

La costituzione dell’associazione viene approvata il 2 maggio 1868 da papa Pio IX con il “Breve” apostolico Dum filii Belial, in cui lo scopo della nuova Società è descritto cosi: “strenuamente combattere per la causa della Chiesa e per la salvezza delle anime”. Detto nel linguaggio del tempo, è in sostanza lo scopo per cui l’AC esiste ancora oggi. Caratteristica della S G C. è la profonda motivazione religiosa riassunta nel motto “Preghiera-Azione-Sacrificio” (più chiari di cosi!). Resterà il motto dei giovani di AC per oltre settant’anni.

L’attività ferve; la S.G.C. si spande a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, stampa un suo bollettino e nel 1874 organizza il primo Congresso Cattolico Italiano (saranno, alla fine, ben diciannove, organizzati dall’Opera dei Congressi nata per iniziativa della S.G.C.). In breve tempo la S G.C. diventa l’elemento coordinatore delle forze cattoliche.

Gli ultimi decenni dei secolo sono segnati da problemi di difficile soluzione e anche laceranti. La perdita del potere temporale (simboleggiata dalla “conquista di Roma” da parte del Regno d’ltalia) è ancora difficile da digerire per la Chiesa. Le questioni sociali e specialmente quella che riguarda il mondo operaio provocano molto i cattolici (e ispireranno l’enciclica del 1891 di papa Leone Xlll Rerum Novarum). Si dibatte se i cattolici possano partecipare attivamente alla politica o debbano tenersene rigidamente al di fuori. Si comincia a parlare sulla opportunità di fondare un partito che rappresenti l’azione politica dei cattolici.

Nel 1896 al XIV Congresso Cattolico di Fiesole interviene una delegazione ufficiale di giovani universitari. Con la spinta di un giovane prete marchigiano, don Romolo Murri, si costituisce il nucleo iniziale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana).

Nel 1905 Papa Pio X si fa promotore della riorganizzazione del laicato cattolico italiano. Nasce ufficialmente la sigla “Azione Cattolica”. Accanto alla S.G.C. e ad altri organismi, nasce nel 1908 l’Unione fra le Donne Cattoliche d’Italia.

Il pontificato di Benedetto XIV (1914-1922), con una ulteriore riforma organizzativa, contribuisce a saldare sempre più l’AC alla base popolare delle parrocchie.

Ma le ragazze non rimangono certo a guardare: il 1 ottobre 1918 nasce la “Gioventù Femminile di Azione Cattolica”, che sotto la guida della milanese Armida Barelli è destinata a dare un grande contributo a tutto il movimento laicale associato.

La volontà è di fare una grande opera di apostolato a livello popolare. E l’operazione riesce in pieno. Segnata da una profonda spiritualità e da una grande sensibilità sociale, la GF coinvolge in breve tempo un grandissimo numero di giovani di tutto il Paese. Lo strumento privilegiato è la stampa: nascono tutta una serie di volumetti, libri ricreativi e per l’infanzia, giornali; cifre da record editoriale. “Settimane della giovane”, “Gare di cultura religiosa”, “Crociata della purezza”, congressi, pellegrinaggi, attività in collegi, orfanotrofi, educandati, appoggio alle missioni, contributo alla nascita dell’Università Cattolica,… E’ tutto un fervere di attività in cui la Barelli riesce a coinvolgere il ramo più giovane dell’AC.

Nel 1922 infine, per completare il panorama organizzativo dei laici cattolici italiani, nasce la Federazione Italiana Uomini Cattolici.

Intanto nel Paese i fascisti assumono il potere. Il rapporto con i cattolici è sempre teso e problematico, fino al 1931 in cui esplode il contrasto tra l’AC e il regime fascista: devastazioni di circoli cattolici, percosse, minacce, fino allo scioglimento di tutte le associazioni giovanili che non fanno capo al “Partito Nazionale Fascista”.

Sono questi gli anni in cui l’AC da un lato svolge un grande lavoro formativo tra gli strati più umili della popolazione, in maniera capillare, e dall’altro svolge, specialmente con i suoi “rami” intellettuali (la FUCI, di cui è assistente mons. Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, e i Laureati) una riflessione e uno studio culturale che daranno frutti preziosissimi per la costruzione della nuova Italia nel dopoguerra.

Arriviamo alla II guerra mondiale. L’AC continua con tenacia la sua vita associativa: nelle parrocchia si continua a incontrarsi, e nelle riunioni si parla di coloro che sono al fronte, ma si comincia già a pensare al “dopo”.

Nel dopoguerra diventa di primo piano il problema del rapporto con la politica e del contributo che i cattolici possono dare alla nascente democrazia, a cui i membri dell’AC erano stati formati nell’attività svolta, spesso tra molte difficoltà, durante il ventennio di dittatura fascista. Nei lavori dell’Assemblea Costituente, da cui nasce la Costituzione che regge la nostra Repubblica, l’apporto dei membri provenienti dall’AC è di grande rilevanza.

In occasione delle prime elezioni politiche del 1948 tutto il mondo cattolico viene mobilitato, e la struttura organizzativa capillare dell’Azione Cattolica e di altre associazioni diventa supporto dell’azione dei “Comitati Civici”, fondati appositamente per sensibilizzare sull’importanza del voto, per calamitare il consenso degli elettori intorno al partito della Democrazia Cristiana, evidenziando soprattutto il pericolo, in caso di una vittoria dei comunisti, di far entrare l’Italia nell’orbita dell’URSS. I Comitati Civici perderanno progressivamente di significato fino a quando il Concilio Vaticano II porterà ad un profondo ripensamento del rapporto tra i cattolici e la politica.

Nel dopoguerra l’AC riprende ad organizzare le grandi manifestazioni pubbliche e centinaia di migliaia di “baschi verdi” e “baschi ruggine” nel 1948 invadono pacificamente Roma per l’80° della GIAC (Gioventù maschile) e per il 30° della GF (Gioventù femminile): sono il simbolo di un rinnovato slancio.

Gli anni Cinquanta sono anni di enorme diffusione dell’AC: si forma una miriade di attività, di “opere”, di organizzazioni interne alcune destinate poi a diventare autonome (la Gioventù Italiana Operaia Cristiana, I’ASCI e l’AGI che diventeranno l’AGESCI, il Centro Sportivo Italiano, il Centro Turistico Giovanile,…), di giornali (si arriva a stampare più di sessanta testate diverse per oltre 100 milioni di copie all’anno). Si raggiunge un numero record di aderenti (arriveranno fino a tre milioni e mezzo).

Il 25 gennaio 1959 il papa Giovanni XXIII annuncia il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Concilio, portato a termiine da Papa Paolo Vl, è un momento di straordinaria importanza e segnerà in maniera indelebile la Chiesa (vedi il Dossier Concilio su Segno Giovanissimi di dicembre 1990). E’ un modo del tutto nuovo di concepire la vita della Chiesa e il suo rapporto con la società. Il Concilio esorta i Vescovi a dare appoggio alle varie opere dell’apostolato dei laici e “specialmente” all’Azione Cattolica.

Dalla riflessione conciliare viene una forte spinta a “mettersi in sintonia” nei programmi e anche come organizzazione con i compiti che la Chiesa da ai credenti laici e in particolare all’Azione Cattolica.

L’AC si rinnova! Fino a quel momento essa era composta di quattro associazioni (GIAC, GF, Unione Donne, Unione Uomini) con strutture parallele: è arrivato il momento dell’unificazione, guidata dal Presidente Vittorio Bachelet e dall’assistente mons. Franco Costa.

Con il nuovo Statuto del 1969 scompare la distinzione per sesso e i quattro “rami” lasciano il posto a due “Settori”, uno per i Giovani e uno per gli Adulti; le “sezioni minori” sono unificate nell’Azione Cattolica Ragazzi.

Anni ’80-‘90
A metà degli anni ’80 si dà vita alla stesura del Progetto formativo apostolico unitario e si definiscono le metodologie ed i cammini formativi per le diverse età.
L’AC, sollecitata dagli eventi internazionali, si apre alla dimensione globale, collaborando in maniera più attiva alle Organizzazioni cattoliche internazionali e promuovendo iniziative educative e di sostegno in zone segnate da svantaggio socio-economico.

Anni 2000
Il nuovo millennio si apre con una carica di novità e con una forte tensione verso il rinnovamento dell’associazione.
Durante l’Assemblea Straordinaria del 2003 si approva lo statuto aggiornato. I cambiamenti sociali e culturali della contesto italiano, infatti, provocano l’AC a ripensarsi per rendere più efficace il proprio impegno educativo e pastorale. Si avverte l’urgenza, pertanto, di riscrivere il Progetto formativo, affinché il servizio alle singole comunità locali sia il riflesso di una Chiesa che sappia “inter-cedere”, sollecitando le domande di vita degli uomini e delle donne di questo inizio millennio.
La festa-pellegrinaggio di Loreto nel settembre del 2004 sugella l’impegno dell’AC a rispondere con slancio rinnovato alla propria chiamata alla missionarietà.

L’avventura ricomincia: I’AC si pone come programma “la santificazione degli uomini e la formazione cristiana delle loro coscienze” (Statuto, art. 1).
Associazione nazionale, diocesi, parrocchia, gruppi,…
siamo arrivati all’oggi: sono le pagine della storia che dobbiamo scrivere insieme.

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